Il diario dovrebbe cominciare nel 1997 quando, spinto dal desiderio di partecipare ai
mondiali a squadre annunciati in Puglia per il 1998, chiesi a Walter Raimondi di allenarmi
duramente per riuscire a salire sul podio del campionato italiano assoluto.
Fu così che all'indomani di un successo inatteso e strepitoso nella gara
nazionale di Una Mano Amica (dama italiana) cominciai un mese di allenamento molto
intensificato.
Il risultato superò le attese con un secondo posto per soli 4 centesimi di
quoziente alle spalle proprio di Walter che al primo turno dovette impegnarsi a fondo
per impormi il pari.
Al ritorno a casa dissi ad Alessandro Marinelli:
"Ale, sono entrato a far parte dei migliori di Italia, ora voglio diventare il
più forte".
In tre anni di tentativi ho raccolto due successi a Marotta, molti piazzamenti e
molte delusioni.
All'inizio di ottobre ho proposto a Walter Raimondi di ripetere quell'esperienza di
allenamento con maggiore intensità ed è stato un mese veramente duro,
pieno di difficoltà e sacrifici per entrambi.
Partirono in due ed erano abbastanza
Con tali premesse domenica 29 novembre parto da Torino in compagnia del fedele
Alessandro e di suo padre in direzione lidi ferraresi dove i Marinelli hanno una casa.
Si era infatti presa la decisione di partire con un giorno di anticipo e di fare sosta
a metà strada per assorbire la stanchezza del viaggio.
La domenica passa tranquilla, rimpinzati dallo zio di Alessandro andiamo a rilassarci
al mare in tenuta invernale confidandoci ambizioni e timori.
Lunedì mattina il viaggio riprende, destinazione Penne, Abruzzo.
Una tappa per pranzare al mare di Macerata e quindi arrivo a Penne per le 15.
Nessuno ci accoglie all'arrivo e decidiamo di sfogare sul campo da tennis i nostri
impeti competitivi.
Martedì mattina comincia il campionato e per me l'inizio è scontato:
mi tocca duellare con il mio compagno di viaggio ed è una settimana che ci penso.
Quando uno inizia un torneo pensa volta per volta al suo prossimo avversario, noi per
un mese sapevamo chi sarebbe stato il nostro primo prossimo avversario.
È subito partita dura, come sempre tra di noi.
È troppo importante partire con il piede giusto.
Per metà partita sono io a condurre il gioco, ma improvvisamente ad una mia
distrazione fa riscontro una brillante giocata di Ale che sale in cattedra e mi mette
alla frusta per il resto della partita.
Lo confesso: ho temuto di perdere (effettivamente ha avuto l'occasione di vincere)
ed ho sbandato in credito di tempo, ma non potevo mollare al primo turno ed ho stretto
i denti ingaggiando un lungo finale conclusosi, dopo 5 ore, con un sudato pareggio.
Resterà la partita più lunga del mio campionato (come già successe
per il primo turno nel 1997 e nel 1999) e resterà l'impressione di aver compiuto
un viaggio all'inferno andata e ritorno.
La seconda partita con Moreno Manzana mi spinge a capire se il mio stato di
forma è effettivo oppure è un'impressione.
La partita è tirata, d'altra parte lui per me è un avversario ostico, uno
dei pochi che non ti lascia mai l'iniziativa e come fai a vincere se non attacchi?
Mi armo di pazienza e cerco di tessere una partita classica di grande precisione.
Nel momento decisivo, accortomi della posizione di parità, azzardo l'avanzata di
una pedina per scardinare i suoi piani.
Lui si distrae, un attacco incauto, il tiro della bomba ed incamero due punti
davvero pesanti.
La sera gioco a pallone tranquillo, Bubbi è solo a 4 punti, ma si sapeva
che contro i triestini avrebbe vinto, però domani tocca già a me fermarlo.
Mercoledì mattina lo scontro di fuoco con il campione in carica.
Non l'avevo mai battuto e se avessi perso era già finito il mio campionato.
Gioco molto solido ed anche lui mi studia.
Ne viene fuori una partita di attesa.
Nel prefinale mi ritrovo con dieci minuti di vantaggio ed una disposizione dei pezzi
più centrale.
Bubbi sferra il suo attacco, ma complice il poco tempo, calcola in modo errato i
tempi ed è costretto a porvi rimedio quando ormai è troppo tardi.
L'occasione mi emoziona, ma mi controllo e con caparbietà ottengo il risultato storico.
Una grande gioia mi pervade e la consapevolezza di essere in testa con Raimondi, avendo
però già affrontato ostacoli durissimi.
Avverto a casa e a scuola (i bambini cui insegno) ed è una vera e propria bolgia!
Ho trovato un biglietto sui gradini della scuola... devi vincere, devi vincere!
Giovedì è il giorno della maturità, contro Zorn e Specogna
devo ottenere altri punti preziosi, ma come previsto mi trovo di fronte due avversari
motivatissimi.
Con Zorn, memore del piccolo furto dell'anno passato, gioco con grande determinazione e
risulterà la mia migliore partita, in bilico fino a 3/4 e poi vinta, ma con
grandissima difficoltà in un labirinto di varianti di patta che come sirene mi
hanno distratto ed illuso.
Al pomeriggio partita tremenda con Specogna... mi sembra di dominarla, ma a
metà mi rendo conto di essere ingabbiato in una serie di legature ed il mio
centro è soffocato.
Vivo una spiacevole sensazione: il timore di cadere in un tiro (quest'anno ho perso
sempre e solo di tiro) in una posizione che è un terreno minato.
Ancora una volta convivo con la sofferenza e devo toccare il fondo per risorgere e
grazie ad un suo errore alla 50° mossa posso giocare un finale favorevole.
In posizione piuttosto insidiosa gli tendo un trabocchetto sottile al quale il
triestino, probabilmente affaticato per le ore di gioco, cade consegnandomi la quarta
vittoria consecutiva.
Per la prima volta mi trovo in testa da solo al campionato e penso
"Si, questa è la volta buona, non devo commettere errori!"
La sera mi arrivano i saluti e le congratulazione del mio circolo e di Riccardo Agosti,
mi accorgo inoltre di avere numerosi tifosi anche tra i giocatori degli altri gruppi
(particolarmente affettuoso e prezioso il sostegno di Pepe, Scifoni e Graziosi).
Nella serata torneo blitz vinto da Raimondi su Marinelli, Fierro e Bertè.
Io sono eliminato nella fase eliminatoria, ciò mi solleva... vinsi il blitz nel
1994, anno del mio peggior campionato.
Nel frattempo mi rendo conto che Ale, alle prese con la sua Tania, sta giocando un
torneo fantastico, in posizione vincente con me, Raimondi e Bubbi, procede spedito
forte di un gioco solido e incisivo.
Riconsidero il pari al primo turno...
Venerdì una sola partita con Ragonesi, finora a 0 punti, giornata di riposo?
Non mi fido! Infatti. Marcello gioca con grande precisione e sono obbligato a lasciargli
il centro per cercare un avventuroso accerchiamento per poter vincere.
Poca esperienza o poca lucidità portano il mio avversario a commettere un
errore un po' grossolano sciupando una partita di grande intensità.
Per me, con due punti di vantaggio su Raimondi, ormai è chiaro che lo scontro
diretto all'ultimo turno sarà decisivo.
Non affrettarti a sederti al primo posto a tavolo
Il passo evangelico lettomi da Danese la sera prima non mi mette sufficientemente
in guardia e con Danese sciupo tre volte (c'è qualcosa di biblico?)
l'opportunità di vincere e con un pareggio l'amarezza raddoppia allo scoprire
che Zorn riusciva straordinariamente a fermare Raimondi sul pareggio.
Con tre punti di vantaggio avrei potuto chiudere il conto sabato sera invece...
Invece mi trovo ad affrontare Bertè che è a tre punti e si gioca le sue
residue, legittime, speranze di successo finale.
Mantengo lucidità e decido di non rischiare troppo, del resto un pari oggi
e un pari domani basterebbero...
Specogna, però, mi sembra in chiaro vantaggio con Raimondi e allora qualcosa
suona la carica nella mia testa, ma sì attacco anch'io!
Però è Bertè padrone del gioco, mi tocca difendermi e con
molta attenzione.
Nel momento caldo della partita mi arriva la notizia disastrosa della vittoria di
Raimondi ed immediatamente dopo Daniele cade in una trappola diabolica che gli avevo
predisposto.
Vittoria amara però che non mi consente relax fino all'ultima mossa.
Eh si, la sera non mi godo la festa danzante perchè tutti mi danno ormai per
sicuro vincitore e io so che se perdo con Raimondi sfuma un campionato straordinario.
E se c'è uno che può battermi è proprio colui che mi ha allenato...
colui che mi conosce meglio tecnicamente.
Che sfida sarà?
Riuscirò ad imporgli la mia "Roozemborg" contro la sua "Classica"?
Gli do cambi a ripetizione?
Decine di pensieri albergano la mia mente mentre affannosamente colpisco la pallina in
una fredda serata di novembre.
Dall'altra parte della rete, Alessandro è triste, perdendo con Zorn ha dissipato
chances di piazzamento, peccato il podio se lo sarebbe meritato!
Il settimo giorno
E venne la domenica.
Cerco di dominare una tensione insostenibile, mi solleva una sensazione positiva che mi
ricorda la mattina di giugno della mia laurea.
Raimondi mi sembra più teso di me, vedremo...
Decido subito di giocare a viso aperto per non subire psicologicamente la sua pressione
e muovo veloce: non devo andare in difficoltà di tempo, sennò rischio di
commettere errori decisivi.
Tatticamente lui è uno stratega eccellente, mi obbliga a giocare la classica.
Invoco Kouperman, il suo "Primi passi per il titolo", che ho studiato con attenzione,
mi serve più che mai per compiere gli ultimi passi verso il titolo.
Per una quarantina di mosse mi sento al sicuro, ma nel momento cruciale devo muovere
in un terreno minato con mosse forzate, il baratro è dietro l'angolo.
È frase di Raimondi "la strada della vittoria è una sola",
così è infatti.
Superiamo le 50 mosse (lui 1h 59) con una sette pezzi pari e una damatura prossima
per entrambi.
Sento che è pari, forse sto meglio, ma ormai devo chiudere il discorso.
Dopo un quarto d'ora di analisi scrupolosa opto, tra lo stupore generale, per un
doppio sacrificio che mi mette in condizione di minacciarlo in modo imparabile.
In due mosse ci ritroviamo 4 contro 4.
Mi protende la mano... è fatta!
Il punto decisivo!
Il primo a stringermi la mano è Lorusso (best player in London), poi mi fiondo
su Alessandro per abbracciarlo, infine, nell'altra sala, una scivolata alla Tardelli '82
per condividere la gioia con il clan di Velletri.
Gioia e commozione per le telefonate a Torino.
Di questa splendida avventura restano due ore di attesa all'antidoping, le scarpe
prestatemi da Danese alla premiazione e qualche pallina scomparsa tra l'erba montana
di un piccolo paese abruzzese.