Storia /4

La dama moderna

[ 1 ] [ 2 ] [ 3 ] [ 4 ] [ 5 ]

Abbiamo visto come nessun altro gioco, come la dama, possiede tante varianti nazionali, conservando nello stesso tempo delle caratteristiche generali comuni.
Nello specchietto contenuto in questa pagina vogliamo mettere in evidenza le quattro varianti nazionali di questo gioco sulla damiera 8x8 che si sono dimostrate le più resistenti attraverso lo sviluppo storico.
Le altre varianti nazionali hanno in comune le seguenti caratteristiche:

In Germania, per esempio, nei secoli XVI e XVII la dama era molto diffusa ma si giocava in diversi modi. La variante originale (che era quella franco-inglese) si era dimostrata instabile, nonostante avesse assunto il nome di «variante tedesca». In quello stesso periodo in Germania si usava giocare anche la variante oggi definita «polacca». In pratica la variante tedesca veniva modificata con l'introduzione del movimento lungo della dama.

La variante polacca a sua volta assomiglia alla dama russa, ad eccezione dell'obbligatorietà della presa maggiore e del fatto che la pedina che giunge a dama non opera immediatamente come tale.
La dama russa si distingue dalle altre varianti del gioco per la ricchezza di combinazioni.
Questa variante, la cui origine può collocarsi nel XVII secolo, è quella più dinamica in confronto alle altre, perchè oltre alla maggiore mobilità dei pezzi, anche le regole di presa lasciano libertà di scelta ai giocatori.

È molto interessante notare che il «movimento lungo» delle dame appare alle due estremità opposte dell'Europa (la Spagna e la Russia), mentre negli altri paesi l'azione della dama è limitata a una casella.
Fa eccezione la Polonia dove il gioco è arrivato dalla Russia all'inizio del secolo XVIII ed ha preso il nome di «variante polacca», come in Germania la variante anglo-francese aveva assunto il nome di variante tedesca. La parola polacca «warcaby» che nella lingua odierna indica il gioco della dama, in quell'epoca indicava il tric-trac. La parola «warcaby» per indicare la dama viene usato per la prima volta nella lingua letteraria solo nel 1777.

Ma torniamo alla dama russa. Il gioco viene menzionato già nel XVI secolo nelle leggende e nei canti popolari. Ma essendo queste leggende e canti tramandati a voce da una generazione all'altra spesso cambiavano il significato delle parole. Perciò non è possibile datare con sicurezza l'origine della dama russa sulla base di prove così labili. Le prime documentazioni certe vengono fornite dalle descrizioni della vita nelle città e dalle cronache della vita nelle corti degli Zar. Già ai tempi dello Zar Ivan il Terribile a corte erano molto diffusi i giochi da tavoliere, particolarmente gli scacchi ed il tric-trac (in russo «taviel»).
Secondo Samuel Perches che in un suo libro cita le pagine del diario di Jerom Gorsey, il quale viveva alla corte di Ivan il Terribile, lo Zar morì dietro la scacchiera. Questa notizia è desunta dalla quarta edizione del libro di Perches (Londra 1626). Il diario di Gorsey è stato tradotto in russo da Karamoin e Soloviev, i quali però hanno commesso un errore scrivendo che Ivan il Terribile morì giocando a dama. Fuorviato da questa fonte lo storico russo S. Sorokin, che dedicò molte ricerche alla storia della dama, commise lo stesso errore in un suo libro nel 1892.

Per tanti validi motivi si può presumere con una certa sicurezza che la dama fu introdotta in Russia durante il regno di Alexej Mikailovic (1645-1676) e che si diffuse in modo sorprendentemente rapido, già nella forma attuale, durante il regno dello Zar Pietro Primo (1689-1725). Il cameriere personale di Pietro Primo, il tedesco F. Von Berggolz, scrisse nel suo diario nel 1722: «Nel palazzo Menshikov, nel salone da ballo, vi sono molti tavoli con sopra le pipe ed il tabacco per fumare ed annusare e anche molti tavoli per giocare a scacchi e a dama».
Questi diari sono la prima testimonianza scritta inoppugnabile riguardante la dama russa.

L'esistenza di tanti tipi di dama solo più recentemente ha avuto dei riflessi in campo internazionale, senza peraltro intaccare le varianti giocate nazionalmente sulla damiera 8x8.
Com'è noto la dama internazionale si gioca con 20 pedine per parte e sulla damiera di 100 caselle (10 per lato) e solo recentemente è stata riconosciuta come tale in quasi tutti i paesi.
Questa variante del gioco è nata, come adesso si può sostenere con una certa sicurezza, in Francia presso la corte di Filippo d'Orleans (che morì nel 1723).

Uno dei suoi ufficiali, che giocava sempre con uno straniero di cui si conosce solo il soprannome di «polacco», facendo insieme a questi esperimenti sulle regole del gioco, ingrandì la damiera ed introdusse la regola della presa all'indietro delle pedine. Con queste modifiche il gioco si diffuse in tutta Parigi. Nel 1727 giocavano a dama con questa variante i gioiellieri frequentatori del Caffè in piazza Dofin ed anche i clienti dell'albergo Suasson. Nel 1730 nel Caffè dell'Opera a via Saint-Honorée vi erano due tavoli per il gioco di «dama polacca» (così veniva allora chiamata questa variante a Parigi). Quando la «dama alla polacca» viene mostrata all'ex re di Polonia Stanislao Lescinsky (1677-1766), questi rispose che in Polonia si giocava in modo diverso e mostrò ai suoi interlocutori... la variante franco-inglese del gioco che lui aveva appreso dai francesi!
Nel periodo del regno di Stanislao Lescinsky (1704-1709), infatti, la dama in Polonia era pressochè sconosciuta. Il gioco arrivò dalla Russia solo qualche anno più tardi.

In conclusione si può dire che l'attuale gioco sulla damiera di 100 caselle è stato creato in Francia da un ristretto numero di persone.
La prima descrizione esatta della «dama alla polacca» si trova nella famosa «Enciclopedia» di Diderot e D'Alambert (1754). Jan Jacques Rousseau (1712-1778) era un appassionato giocatore di dama alla polacca. Tale gioco era molto praticato anche nel salotto della famosa favorita del re, Madame Pompadour (1721-1746). Ci sono pervenuti anche i nomi dei più forti e famosi giocatori di quell'epoca: Manoury, Blond e Mardoché.

Il processo di diffusione del nuovo gioco non fu lineare. Si ebbero anche dei periodi di stati, fin quasi alla scomparsa del gioco stesso, come verso la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, quando era difficile trovare a Parigi una damiera con 100 caselle. Ultimo nostalgico appassionato di questo gioco era il Manoury (morì nel 1823) che scrisse in proposito: «la gioventù moderna non capisce e non apprezza questo bellissimo gioco e dà la preferenza al domino».